è così che ci chiamano, al giorno d'oggi

20 maggio 2006

Trains to Brazil

Milano reincomincia ad odiare ed io mi sento a casa. Dopo essersi sciolti dentro una pinta di Bitter in un pub di Bricklane, aver scopato nel letto di ragazza spagnola adorabile ed averle voluto bene come si può volere bene a chi decide che per un unico istante lungo qualche ora tu possa essere qualcosa di infinitamente eterno, dopo aver comprato una cravatta di pelle gialla pensando in quale importante occasione sfoggiarla, e soprattutto con chi, rieccoci. Pronti e attenti. Con un'infiammazione alla gola ed un prurito nevralgico. Ad affrontare ogni giorno l'incubo del disagio mittle-metropolitano per riscoprire le piccole e poche gioie di questa nostra città di provincia. A curare con la solita attenzione maniacale il MI AMI che cresce e avanza e richiede tempo ed energie. A vedere gli amici svenire a terra mentre dici ma che cazzo fai fratello, non fare il mongoloide. A essere radiati dai collaboratori di un giornale che meritava più tempo, ma non ce n'è. Ad aspettare le parole di un altro pianeta, solitamente antitetico a Marte, che piovano a spiegare il perchè di tanta attesa. A paragonare la violenza al sangue, e al sangue la musica. Ad ascoltare musica, i Guillemots, perchè si. E a scrivere quattro puttanate su un blog, perchè al telefono sarei costretto ad ascoltarti, e in questo momento ho solo una profonda voglia di parlarmi addosso.

2 Comments:

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