è così che ci chiamano, al giorno d'oggi

25 novembre 2006

Non fermare il flusso



L'indie come fenomeno culturale proprio della fine degli anni '90 e poi dei nostri contemporanei 2000, come movimento delle culture underground del dopo-grunge, come lascito del periodo dei centri sociali, come baluardo strenuo del do it yourself, è morto. Ne stanno celebrando i funerali in questo momento a Faenza. Consegnato alla cultura ufficiale, a causa della credibilità nei confronti delle istituzioni conquistata con meri giochi politici cui noi inconsapevolmente abbiamo dato voce e forza, in maniera totalmente sfuocata e annacquata. Ma certe cose sono come l'energia, vanno più veloci di chi ha bisogno di ingabbiarle e si trasformano prima che qualcuno tenti di impadronirsene.
L'indie, infatti, ha già dato il meglio di sè in questi ultimi anni. Confrontandosi con la produzione e cercando di crescere. Lo dico con orgoglio, perchè me ne sento ancora oggi militante attivo. Dal punto di vista musicale ha, per esempio, dato alla musica italiana i Baustelle, i Non voglio che clara, i Giardini di Mirò; quanto di meglio sia uscito da anni a questa parti in Italia. Soggetti che hanno compiuto il proprio percorso e ora, spesso, non accettano le consuetudini al ribasso che certe situazioni "indie" presentano. Come la scarsa professionalità, la mancanza di rispetto, gli atteggiamenti da minoranza sociale fiera del proprio status. E, soprattutto, ne hanno già piene le scatole dei classici avvoltoi arrivati o in arrivo.
Con quell'indie muore anche una parte di me. E muore dunque anche questo blog che ne era espressione d'uso e costume. Muore per rinascere altrove. Ogni stop è solo un altro start, d'altronde. E io non smetto di spingere ma porto avanti la faccenda. Per continuare a fare cose che esprimano l'urgenza, coinvolgendo il numero maggiore di soggetti possibili. Mettendomi in discussione senza aver paura. Perlomeno provandoci. Con tutte le ansie, aspettative e vertigini del caso. D'istinto. Forte di quella famiglia che Fiz ha così ben descritto nel suo ultimo editoriale del ROCKIT'mag. Consapevole di voler continuare a fare cose senza il bisogno di chiamarle "indie", senza averne più questo attorno protettivo. Tentando di fare un passo avanti, spostando il baricentro verso nuovi lidi, sempre in prima linea. Questo blog chiude perchè parte Our Noise. Tiro un sospiro. Scatta un brivido. E v'abbraccio.

18 novembre 2006

Musicisti di Lego


(Questi sono i Sonic Youth ma ce ne sono tanti. Via Vitaminic)

That's A-more

Spiegatemi perchè uno, giovane, saputo che la sua squadra gioca in 10 contro 11 e perde per uno a zero, si veste dopo una giornata passata a riposarsela, esce e va al primo bar con Sky per soffrire guardandosi la Juventus contro l'Albinoleffe. Vado che inizia il secondo tempo. Palladino sei tutti noi.

Update: Dopo un pareggio di fuoco e dopo aver azzeccato su Palladino, vado da Camillo. E come al solito mi fa incazzare e non posso che copiaincollarlo.

Il Torneo Aziendale
Sempre più avvicente il Torneo Aziendale della famiglia Moratti, col valoroso Palermo in testa, la Rometta sempre lì in agguato e il fantasioso Siena minacciosamente quarto (ma opportunamente penalizzato di un punto, non si sa mai con questi bianconeri). Il torneo aziendale è così palpitante e appassionante che i tifosi preferiscono non andare allo stadio né abbonarsi a Sky per paura di farsi venire un infarto, tanto l'esito finale è appeso a un filo. Lo sponsor del torneo è sempre quello di casa, diverso da quello che compare sulle maglie, ma quello che compare sulle maglie controlla quello che sponsorizza il torneo.
Gli avversari sono quelli che sono, per effetto delle inchieste avviate in ambienti della società telefonica sponsorizzatrice e intrecciata con quella di famiglia. L'ex membro del cda è passato un attimo in Federazione per chiudere la Juve, il Milan, la Fiorentina e la Lazio e poi è tornato a presiedere la società sponsorizzatrice e intrecciata con quella di famiglia, oltre che con l'ufficio intercettazioni illegali da cui è partito tutto e con il megafono rosa del torneo aziendale nel cui cda siede il vicepresidente dello sponsor e della specchiata seconda squadra di Milano. Ora Moratti apre un altro fronte di incertezza, questa volta sullo stadio. Vuole lo stadio, ne vuole uno tutto suo, accipicchia, un po' come quando si mise in giardino Recoba, Avioncito Rambert e il sassofonista jazz Vampeta. Moratti lo vuole questo stadio ed è disposto ad aprire un duro contenzioso col sindaco di Milano, probabilmente già durante il pranzo familiare di Natale.

10 novembre 2006

Retrocool (cit.)

09 novembre 2006

BNA #6: Land Of Talk



Canada come sempre. Prima o poi bisognerà farlo, un giro a Montreal. Per intanto, però, ci accontentiamo di starcene in casa - o in ufficio, come me a quest'ora - intervallando le nostre mansioni con dell'ottima air guitar. Che stessero tornando i novanta, l'abbiamo visto tutti. Quindi yeah. Cattatevi questi Land of Talk, una sorta di Blonde Redhead con cassa in quattro. Molto pompati dal famoso blogger americano StereoGum, stanno piano piano conquistandosi un posto nella bocca (larga, è vero, ma pur sempre bocca) degli addetti ai lavori. Hanno dalla loro una tipa la cui voce sprizza fascino da tutti i pori (l'hanno paragonata a Pj Harvey, mmm, può starci; io ci ho visto anche i Cardigans). E delle chitarre che non fanno più cheke-cheke ma fuzz-fuzz. E' troppo tardi per usare parole difficili: ascoltateveli.

08 novembre 2006

San Giorgi

06 novembre 2006

Giuro! L'ho scritta prima della copertina di Blow Up (ma in realtà copiai da MarinaP)


JOANNA NEWSOM
Ys

Drag City/Wide
Non c’è bisogno che amiate il folk di quelli con la chitarrina acustica. Con Joanna Newsom è diverso. E’ la donna dell’uccello dal sangue rosso, Smog, e sta scrivendo assieme a Bjork il suo nuovo album. Di Bjork, intendo. Tanto per capire di chi parliamo. E’ magia, qui. Abbandonate la città ed entrate in una foresta dove la luce taglia di traverso i pini e una meteora splende nel cielo. E’ da lì che parte la luce. E’ li che si accendono le mani di Joanna mentre le muove tremula sull’arpa. Accompagnata da Steve Albini dietro il banco dello studio, registra condotta in cabina di regia da Van Dyke Parks (che, fra le altre cose, all’allucinato Brian Wilson dei Beach Boys scrisse i testi di “Smile”). Mixa tutto Jim O’ Rourke. Il risultato è un viaggio nella mano di una ragazza la cui voce disturbata disegna mondi simbolici. E ti ci porta con gentilezza. In cinque tappe che non durano mai meno di sette minuti. Che a volte ti lasciano un po’ disorientato, stanco. Perchè facili sono i dischi con i piedi per terra, non quelli le cui basi stanno nel sogno. Può essere onirico, un album così. O, come in questo caso, semplicemente bellissimo. (Zero)

Guarda: Session della BBC
Scarica: Monkey&Bear

04 novembre 2006

Distanze, non ci sono più distanze

Come un ritornello di un tormentone estivo, questa canzone ("L'amore al tempo...") gira nelle mie orecchie in continuazione. Sarà l'accento romagnolo? Il testo buffo e intelligente? Quel faire alla Lunapop mascherato da indie? O semplicemente il fatto che una bella pop-song leggera e ben fatta ci voleva, in questo momento? Forse tutto questo assieme. E va bene così, in fondo. Chè tanto io l'amore al tempo del telefono fisso l'ho vissuto di striscio. E quello al tempo del cellulare quasi quasi penso non esista.

Update: C'è anche il video, perdutamente lo-fi. Pochi mezzi, una idea, divertirsi e via. Per niente trash.

29 ottobre 2006

Vivere e capire il trash

"Il trash è il risultato che si ottiene da un'emulazione fallita. Quando si vuole essere qualcosa e non ci si riesce."
(Tommaso Labranca)

Ieri io e Max Fiorio siamo stati ospiti di una trasmissione televisiva. E, insomma, ecco, vien da dire che certe cose si fanno solo per raccontarle. Come esperienza intellettuale, dico. Come tappa del tour nell'Italia reale, alla scoperta delle pulsioni dell'uomo medio.
A Studio & Stadio c'era tutto: il presentatore wannabe, atteggiato e un poco vanitoso (ma simpatico, curioso, impavido); la rumena incapace, quasi figa, vacca; il produttore pappone, ignorante, arricchito. C'era la provincia, insomma. Tutto ciò che odio della provincia, e cioè il volere essere qualcosa che non si è, il significato del termine "provinciale" dimostrato in sè.
Abbiamo commentato una partita di calcio della squadra universitaria di Padova, mentre il presentatore non poteva parlarne male perchè ne era lo sponsor. Abbiamo visto un orrendo e imbarazzante "gioco a premi", mentre non esisteva nè il premio nè lo spettatore nè la telefonata. Abbiamo subito un'intervista alla quale non si poteva rispondere in maniera seria perchè il contesto era surreale.
Io me la sono risa di gusto, come si fa quando si guarda la Gialappa's. Con la differenza di sentirmi il malcapitato protagonista di una trasmissione della Gialappa's, in un delirio metafisico. Non più sicuro, dietro il mio schermo, superiore, con la schiena sul mio divano. Ma dentro. In fondo all'imbarazzo di un'emulazione fallita. In fondo al trash.

Go Alex Go!


200 gol. Tutti in maglia bianconera. 16 minuti di Storia.

23 ottobre 2006

Era meglio morire da piccoli



Quel mini-guitar player, in quanto a rock'n'roll, ci caga in testa a tutti.

13 ottobre 2006

Dallo Spazio a MySpace



Era da un po' di giorni che volevo dirlo ma poi ho avuto da fare e ora ho un piccipoco di tempo e lo metto su. Nel senso. Tanto per dire come la democratizzazione del sapere, la free-knowledge, il senso di community, la circolazione libera dell'informazione, il rampantismo giovanile, le grandi idee... ecco, poi ad un certo punto arriva Google, sgancia 1,3 miliardi e tutto prosegue come se niente fosse. Io non so perchè non ci si pensi. Non ci si voglia pensare. Certo è comodo, YouTube; non si discute il mezzo. Ma spingiamoci oltre. Non ci accorgiamo che siamo numeri per i marketing? Che siamo profilazione venduta cara? Che regaliamo i NOSTRI contenuti GRATIS? Infiliamo le nostre vite su MySpace credendo sia roba nostra da condividere con gli amici. Pubblichiamo i nostri attimi più importanti perchè speriamo che qualcuno li veda e ci regali un po' di gloria. Tutto pensando di essere noi il soggetto. La cosa importante. Il valore. E invece un cazzo di niente, amico mio. Questi due ripetono come un mantra esorcistico la parola "community" e se la ridono. Dicono che miglioreranno il servizio, faranno grandi cose con più risorse, riorganizzeranno tutto. Ecco. La solita solfa. La verità è che a me questa roba non fa schifo. Non sto biasimandoli, così come non ho biasimato Piero Rattazzo di Milano quando ha venduto per una pacca di soldi il locale di Corso Ticinese alla Guru. 44 anni di storia cancellati come se niente fosse. Ma non è il punto. Metto da parte la mia convinzione che se uno cresce grazie alla credibilità della gente, deve saperla gestire, seguendo l'assioma che: "da un grande potere derivano grandi responsabilità". Vado oltre. E mi fa un po' strano. Questo si. Mi fa sentire un po'... come spiegarlo... quella sensazione rarefatta... la bottiglia su per l'ano... le castagne... com'è che la chiamate voi? Ah, si. Preso per il culo.