è così che ci chiamano, al giorno d'oggi

31 maggio 2006

Something stupid to break up the silence

Ma si, no? Succede. Che sei abituato ad essere animale sociale in una certa maniera. Magari anche con un discreto, modesto successo, nel tuo piccolo. Sicurezze poche, ma un minimo di adattamento ormai c'è. Ecco. Ad un certo punto conosci una persona che ti sconvolge totalmente le dinamiche. Con la quale le vecchie battute ti sembrano solo infinitamente stupide. E cerchi di essere brillante, ma ti senti soltanto totalmente inadeguato. Hai una voglia matta di parlarle, ma non ti sembra d'aver niente di interessante da dire. Serve qualcosa per rompere il silenzio. Qualcosa di stupido, come dicono i Fine Before You Came. Qualcosa.

Sunday Morning - Is That Tracoon Sweeter Than Me?
Italiani. Al MI AMI. "Solari pur essendo gonfi di presagi".

Junior Boys - Like A Child
Giunti via Jukka Reverberi. Aperture indie-pop su un tappeto electro-minimal. Li trovate qui.

The Whitest Boy - Burning
Probabili illustri sconosciuti al Frequenze Disturbate di cui si sa poco, a parte la presenza della certezza Afterhours e dei We Are Scientist (si, anche io mi aspettavo un po' di più, ma confidiamo in altri aggiornamenti). Sembrano i Kings Of Convenience. Sono di Berlino. Soffici.

Casino Royale - In My Soul Kingdom - Black Kingdom Dub (featuring Asahi Orrù)_Gruff
Alioscia e quello che è cambiato dei Casino Royale (recentemente tornati chiacchierati). In questo pezzo open source remixato da chi ha messo una mattone d'emozione sul cuore di molti scrivendo: "La Musica continua e prosegue la cura". Non è nuovo ma è sempre bello. Sei l'animale che entra nel mio regno.

Tutto questo.

White rose saturday night movement




Minchia, dico io. Il De Sade è un posto allucinante. Ci si va per la serata plasticosa Life is Boring: White Rose Movement in cartellone, una serie di cravatte in inevitabile esposizione. Sono le undici e già si porcheggia perchè fra una storia e l'altra in mezzo a questa mandria di tarantolati fra lampade e cocaina alla fine si entrera' in questo tempio dei creteen-ager troppo tardi e senza una cippa da bere e fumare prima. Figa. Lo scontro è socio-generazionale: in una sala un ammasso di giovanissimi con maglie attillate e presunti muscoli, nell'altro una valanga di scenester post-25 da Plastic On Friday. Tac, 16 euro e ingresso con consumazione. Che bello, come ai tempi del Maneggio di Romagnano Sesia. Varcata la soglia il clima è incredibilmente polare: l'aria condizionata imperversa, brrrr. Tiriamo dritto per la sala deputata al live, c'è Dorian Grey che mette i dischi e cioè, mmm, mah, insomma gorgheggio che dico ma che c'hai stasera? Certi passaggi fanno rabbrividire più dei 18 gradi di questa sala. Ok, passiamo oltre, tanto c'è tanta roba da vedere. Ciao Raina, minchia come sei vestito preciso stasera. Bella Girò, ok, lasciamo perdere, siam d'accordo. Ah, piacere, fa sempre piacere conoscere gente importante. Insomma, mi diverto talmente tanto che voglio solo mandare un messaggio a chi mi ha invaso la testa, infatti lo mando. Raccolgo un drink, peraltro pessimo tanto quanto i passaggi del dj, e mi fiondo in testa alla ciurma per godermi il live. Jumbe s'è beccato una, Barnaba pierraggia, io pogo. Live di netto trascinante, i Killers con più tajo, i Bravery senza le maschere addosso. In UK li chiacchierano eccome, qui non hanno ancora distribuzione. Va bene uguale. Ce li godiamo in questo impianto indecente e mi diverto a palla. "Kick" è un calcio nel culo, stessa cosa "Girls In The Back". Lui non ha tanta voce, ma hanno un tiro pauroso. Il dancefloor è un mezzo punk gig di pettinatissimi. Che figata. Finisce prestissimo tanto quanto è corto il loro disco. Ce ne andiamo fuori dai coglioni a bere un drink al Surfer's Den per recuperare almeno le tracce. 33cl x 4 euro. Una cannetta offerta dal pusher delle star, in anedottica vena: lo sapevate che 50 cent nel rider richiede una spiaggia tropicale con messicano a fare i cocktail?

28 maggio 2006

Per tutti coloro che sono nati negli anni '80

Lo scopo di questa missiva é quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati agli inizi degli anni '80 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto, e che pagheranno la propria fino ai 50 anni.

Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra memoria storica comincia coi Mondiali di Italia '90. Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti.

Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi sì che hanno avuto tutto, e nessuno glielo dice.

Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella, e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori.

Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni.

Andavamo a scuola quando il 1 novembre era il giorno dei Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stai gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2...

Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills (ti piacquero allora, vai a rivederli adesso, vedrai che delusione). Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D'Avena e imparato la mitologia greca con Pollon. Siamo una generazione che ha visto Maradona fare campagne contro la droga.

Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co. e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico. Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, e Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella Stanza Ovale; siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre.

Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, abbiamo giocato a Pac-Man, odiamo Bill Gates e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero.

Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in. Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Quelli cresciuti ascoltando gli Europe e Nik Kamen, e gli ultimi a usare dei gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca dell'Arca Perduta.

Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto. Siamo la generazione di Crystal Ball ("con Crystal Ball ci puoi giocare..."), delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Volutrons, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore.

La generazione che ancora si chiede se Mila e Shiro alla fine vanno insieme.

La generazione che non ricorda l'Italia Mondiale '82, e che ci viene un riso smorzato quando ci vogliono dare a bere che l'Italia di quest'anno è la favorita...

L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni.
L'ultima generazione degli spinelli...

Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale.

Non c'erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!!

Magiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto.

Non avevamo Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani! E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P

Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò.

Tu sei uno di nostri? Congratulazioni!

Invia questo a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di crescere come bambini.


(Non mi piacciono i manifesti generazionali perchè ho poca fiducia sia nel termine "generazione" che in "manifesto". Ma in questa mail ricevuta e ora pubblicata c'è un quintale di vero. E mi ci sento dentro.)

27 maggio 2006

Milano sta bruciando

Questa città esplode di vecchi. Come un grande culo pieno di peli bianchi.

25 maggio 2006

You don't know Jesus

What would you do
if you saw spaceships
over Glasgow?
Would you fear them?

Forse non ne posso più di questi antibiotici. Forse da quando vivo a Milano era circa un paio di anni che per sette lunghi giorni non toccavo una goccia d'alcol. Forse è questa città che mi sembra viva, scongelata, fuori dal torpore a disorientarmi un po'. Forse sono alcune lunghe chiacchierate su Messanger a rendere tutto ancora più impalpabile e inspiegabilmente brulicante. Forse è il Mi Ami, la sua dose di lavoro, il suo trasporto psico-fisico, l'attenzione che richiede e la cura che c'è da ritagliargli. Forse è stata Londra, le sue meraviglie. Forse è l'ATM, maledetta azienda infame, tu lo sai quanto li odio. Forse è questa stanchezza, o il sole che batte di traverso. Forse, non so. Sembra stia succedendo, come dice Fiz, che dopo averci tolto gli organi dal freezer, piano piano ci si stia riabituando alla temperatura ambiente. Alle maniche corte. Ad aspettare la brezza. Ed ad un certo punto poi arriva l'estate. E forse un giorno decideremo cosa fare da grandi. Intanto è un pomeriggio di Rock Action.

22 maggio 2006

250 euro per la curva Scirea

Leggo e rileggo e stropiccio gli occhi sui fatti che investono il calcio in questi giorni. E rido - anche se non c'è un cazzo da ridere - perchè almeno uno straccio di reazione bisogna averlo, per non finire poi catalogati a vostra insindacabile scelta sotto la categoria: qualunquisti, indifferenti, snob.

In questo Paese, la prassi è la seguente:
- tutti si fanno i loro porci comodi;
- tutti sanno, ma non dicono nulla;
- i porci comodi sono un domino irreversibile, e presto diventeranno porcissimi;
- tempo di un caffè, qualcuno si incazza: non sempre i porci comodi fruttano quanto dovrebbero;
- stallo, polemiche sui giornali, qualcuno lancia il segnale, l'ipocrisia regna sovrana, Mosca va in ospedale;
- scoppia una bomba: chi ha fatto i porci comodi meglio di altri viene ritenuto un mostro, ma non perchè ha fatto i porci comodi suoi, bensì perchè ha inevitabilmente cozzato contro i porci altrui;
- la magistratura, in barba ad ogni regola, pubblica intercettazioni, senza che si capisca bene perchè;
- tutti si indignano, violentemente, richiedono pulizie, vogliono la forca, imbracciano i rastrelli;
- passa qualche mese: tutti sono tornati a fare i loro porci comodi come prima.

Prova ne sia quanto segue.

Il 4 gennaio 2005 Colonnese chiama il procuratore Zavaglia e gli riferisce che l'allenatore Simoni lo sta trattando male «perché assistito dalla Gea», società che a suo dire l'allenatore odia. Zavaglia lo informa che il direttore sportivo della società Giorgio Perinetti «sta assumendo sempre più una posizione dominante all'interno della società e ben presto provvederà a esonerare il predetto allenatore». Il 17 gennaio 2005 Colonnese chiama Zavaglia per informare l'agente che sarebbe meglio trasferire il centrocampista Fabio Pecchia al Bologna perché «non ha più i suoi tutori, ovvero l'allenatore Gigi Simoni che è stato esonerato e Filippo Fusco», «che era sempre presente agli allenamenti ma successivamente a una telefonata fatta dallo stesso Colonnese a Luciano non si è più presentato». Il difensore informa l'agente del comportamento tenuto da «Pecchia con il ds Perinetti, e in particolare di aver minacciato quest'ultimo di non farsi più riprendere dal calciatore altrimenti avrebbe riferito la cosa a Luciano».
(Corriere.it, 22.05.2006)


Cioè, questa sarebbe una notizia? Di più: sarebbe una notizia che crea scandalo? No perchè io quando giocavo a calcio negli esordienti e l'allenatore mi stava sulle palle, cioè, al dirigente lo dicevo. Ecco. I miei compagni, schifandomi, si lamentavano pure spalleggiati dal loro padre.

Io di tutta questa storia penso che come al solito non ne caveremo fuori niente. Penso che sia inutile indignarsi. Penso che sia inutile fare il tenore nel coro dei solisti. Penso che l'Italia sia un paese di peccatori e forcaioli. E penso pure che se la Juve va in serie B io mi faccio l'abbonamento. E vaffanculo a tutti.

21 maggio 2006

Anche tu la bicicletta e pedalare

Il mondo non è
una scrivania dove riponi
inchiostri indelebili
dentro scatole ermetiche.

Il mondo è una curva
e ti sfido a restare
in piedi e a non patire
la vertigine del vivere.

(Katia Sebastiani, "Morale Semplice", AAVV "Ospite d'onore. Della Terra")


Gentilmente consigliatimi dal caustico Barnaba Ponchielli (in macchina, mentre per far suonare il suo iPod toccava improvvisarsi cavi elettrici) i Man Man e la loro caposseliana mistura fra Tom Waits e Black Heart Procession - che li fa sembrare i Liars del folk rock - sono una band da ascoltare. Il sito è molto bello, e come gli stessi musicisti, ha un'estetica che non c'entra una cippa con il genere. Ma non fa effetto-sfiga.
Fa invece molto effetto-serra la cappa assoluta di afa che sta iniziando ad avvolgere Milano. Meno male, ci stavamo abituando troppo bene. Un po' di appiccicaticcio, per dio. Offrono gentile estraniazione dalla forbice climatica, però, alcuni dei libricini free che si possono raccogliere all'interno di qualche fermata del metrò. E' da lì che è tratto quell'estratto di poesia di cui sopra, firmata Sebastiani. Ed è per un gioco di parole che si arriva ad un altro Sebastiano (Pupillo), in arte Babalot, altra estraniazione. "Agire non comporta una ragione, che a volte mi è impossibile spiegare". Bravo Baba, per fortuna ci sei tu. Io c'ho tutto in testa, ma non riesco a dirlo.

20 maggio 2006

Trains to Brazil

Milano reincomincia ad odiare ed io mi sento a casa. Dopo essersi sciolti dentro una pinta di Bitter in un pub di Bricklane, aver scopato nel letto di ragazza spagnola adorabile ed averle voluto bene come si può volere bene a chi decide che per un unico istante lungo qualche ora tu possa essere qualcosa di infinitamente eterno, dopo aver comprato una cravatta di pelle gialla pensando in quale importante occasione sfoggiarla, e soprattutto con chi, rieccoci. Pronti e attenti. Con un'infiammazione alla gola ed un prurito nevralgico. Ad affrontare ogni giorno l'incubo del disagio mittle-metropolitano per riscoprire le piccole e poche gioie di questa nostra città di provincia. A curare con la solita attenzione maniacale il MI AMI che cresce e avanza e richiede tempo ed energie. A vedere gli amici svenire a terra mentre dici ma che cazzo fai fratello, non fare il mongoloide. A essere radiati dai collaboratori di un giornale che meritava più tempo, ma non ce n'è. Ad aspettare le parole di un altro pianeta, solitamente antitetico a Marte, che piovano a spiegare il perchè di tanta attesa. A paragonare la violenza al sangue, e al sangue la musica. Ad ascoltare musica, i Guillemots, perchè si. E a scrivere quattro puttanate su un blog, perchè al telefono sarei costretto ad ascoltarti, e in questo momento ho solo una profonda voglia di parlarmi addosso.

01 maggio 2006

Una spirale da cui non esco

Ecco cosa gira in heavy rotation nella mia radio personale in questi giorni di contestazione, vittorie annichilenti e piaceri personali obnubilati.

Ne sentiremo parlare.