è così che ci chiamano, al giorno d'oggi

31 agosto 2006

Rock iconology


(Caravaggio, "I Musicisti" - 1595 - Metropolitan Museum Of Art, New York)


(Pete Doherty and The Babyshambles - 2006 - Londra)

Cinque secoli e il filo rosso che li lega. Rock'n'roll will never die.

28 agosto 2006

Waiting. Feelin' like I'm waiting.

27 agosto 2006

Prima lezione: dimentica ogni lezione di musica

I Franz Ferdinand al Guardian rivelano i segreti per fare successo. Tutto molto easy, se sei un brit. Fra le contraddizioni necessarie, l'affermare nello stesso articolo che scrivere hit stracciamutande e spaccaclassifiche è "facile", però dopo averci provato per quasi 15 anni.

25 agosto 2006

Old skool, true skool (senti come suona)


"Nelle strade, nelle piazze, nei palazzi
i bambini, madri a casa, operai
tanti soldi, una casa, un lavoro
tutti pazzi, tutti pazzi, tutti pazzi!
Non è questa la mia vita,
tutto questo non fa per me
Una guerra, una morte, grande corsa verso la morte
tutti felici, tutti contenti, state morendo
tutti pazzi, tutti pazzi, tutti morti."

(Negazione - Tutti Pazzi!)



Neffa è indipendentemente da tutto un cane sciolto. Ha sempre fatto quello che voleva. Prima il batterista hardcore nei fondamentali Negazione. Poi il rapper nei seminali e fondamentali Sangue Misto. Infine il soul singer con se stesso. E' tornato sulla bocca (e nelle orecchie) di tutti con il suo ultimo singolo "Il Mondo Nuovo". Che è ganzo, non c'è che dire. Catchy, onesto e groovy. Avevo conosciuto il suo chitarrista da Peppuccio sulla Darsena di Milano, qualche mese fa. Gli avevo chiesto che stava a fare, il guaglione. "Siamo ancora sulla linea del precedente, un po' Motown. Fa sempre quello che gli piace...". E that's it. Oggi mi arriva Vanity Fair e c'è una intervista che lo riguarda. Per prima cosa, salta all'occhio una piacevole strozzatura del nostro (pre)concetto di linea editoriale: non è normale vedere raccontata su un giornale del genere (che io adoro, ma che non lambisce roba underground) la storia del tour americano dei Negazione. Insomma, sarebbe stato molto più semplice - come poi effettivamente succede - che si approfondisse il suo rapporto con Dave Grohl dei Nirvana, perchè in fondo è la cosa più semplice, parlare degli italiani quando fanno qualche cosa di buono fuori confine. Vuoi mica stanarli in patria, uh?


"Io quando andavo a scuola da bambino
la gente nella classe mi chiamava marocchino, terrone
muto, torna un po' da dove sei venuto,
e questa è la prima roba che ho imparato in assoluto."

(Sangue Misto - Lo Straniero)


Poi Neffa parla di sè. Di Bologna e di come lo insultavano a scuola. Del suo essere cresciuto incolto, "autodidatta anche nei sentimenti". Dei centri sociali in cui ha vissuto. Dell'Isola del Kantiere, visto che probabilmente la giornalista non ha voluto trascriverne il nome esatto. Dice che la fama non l'ha ubriacato, perchè l'ha avuta a 27 anni e non a 20. Dice di rimpiangere Andreotti in politica estera.


"E' meglio la delusione vera
di una gioia finta."

(Neffa - Il Mondo Nuovo)


E infine arriva dove voglio arrivare io. Perchè Neffa è un imprescindibile punto di riferimento per chi crede nella Musica in Italia, e non ne fa solo un cavallo di affermazione personale. Per il suo percorso, dall'hardcore virulento ai passaggi su Mtv, ha ricevuto quintali di critiche. Di cui cito questa autorevole recensione - firmata Fiz - al suo primo album solista. Alla domanda del giornalista, "Si sente in debito o in credito?", Neffa dice di sentirsi "in credito". "Finora ho avuto meno di quello che mi spetta, ma in fondo ho sempre scelto con la mia testa e va bene così. Anche se ammetto che i giudizi e gli attacchi gratuiti mi hanno fatto stare male". E allora io dico che va bene così. Che ok Neffa, mi vai bene così. Che è difficile vederti fare il cantante dopo averti visto con una canottiera performare freestyle in mezzo ai cappelli da baseball. Che è difficile sentirti cantare della mia signorina dopo averti sentito rappare il manifesto della porra. Che forse hai deciso che non era più il momento di dormire per terra solo per raccontare ad un mondo di merda quanto facesse schifo. E forse ha davvero ragione Fiz: se "Aspettando il sole" coi Messaggeri della Dopa avesse fatto più successo, forse tu avresti evitato di fare dischi così "leggeri" (e anche il rap italiano ne avrebbe giovato). Ma va bene lo stesso. Non possiamo odiarti. E se quando ti chiedono cosa ne pensi dei nuovi fenomeni del rap come Mondo Marcio e Fabri Fibra rispondi "Mah! Spero che si parli sempre più della verità", allora non mi sbaglio. La matrice è sempre quella. La ballotta sempre la stessa. Nonostante tutto, sei sempre uno di noi.

23 agosto 2006

What happens when you lose everything?

«Papà, perché la gente muore?»
«È come il Tetris, piccolina. Fa parte del gioco. A Tetris sai già che alla fine sarà la macchina a vincere, ma la differenza la fa quanto a lungo riesci a far durare la partita, e i punti e i bonus che accumuli.»
«Papà?»
«Sì piccolina?»
«Non ho capito.»
«Allora... uhm, lascia perdere il Tetris. Ecco: è come passare dall’asilo alle scuole elementari, o dalle elementari alle medie. Quando cresci non ti diverti più a fare le cose che facevi all’asilo, vuoi farne altre e... per questo vai in un altro posto. Per le persone, quando muoiono, è un po’ così.»
«Ah, ecco.»


Dal più bel post dell'estate. Firmato, non a caso, Fabio de Luca. Leggetene tutti.

21 agosto 2006

Thank you for the Rosi's

Berlino è una città affascinante e totalmente imparagonabile. Il fatto che sia sola nel suo genere le dona lo scettro di capitale paneuropea (Londra è qualcosa di più, se capissi cosa vuol dire la definirei come un laboratorio meta-europeo), a cui la ricchezza di confine con l'est non fa altro che donare stimoli e fascinazioni sempre nuove. Per quanto riguarda l'indie, Berlino è città ospitale. Più ospitale di Milano (non facciamo paragoni), tanto che ci vai ad agosto e in una settimana ti riesci a vedere i concerti degli Island, degli Zutons e Laura Veirs. E soprattuto meno fighetta, ma non per questo meno vestita. Alla fine, l'indie è sempre l'indie e non c'è indie senza All Star o cerchietto. Ci sono stato, ospitato dallo stoico amico Daniele, qualche giorno fa, ad inizio agosto. Tempo sempre pessimo, ma chissenefrega. Ora, appena tornato da uno sciallatissimo giro dell'Olanda (senza solo un giorno - dico UNO - di sole), leggo questa mail in casella.

Venerdì sera è stata l'apoteosi.
Siamo stati al Rosi's e c'era la stessa musica del Roter Salon, ovvero c'era la serata Karrera Klub (la serata indie di Berlino per antonomasia, NdR). Immaginatevi il Rosi's pieno zeppo di gente, con tutti a ballare la musica indie.
All'entrata conosco un tizio che era venuto a Rosi's per ballare la techno. Gli dico che stasera c'è l'indie e lui ci rimane male. Dice che l'indie è musica da froci. Però lo convinco, gli dico che invece è musica figa. E allora con un po' di
resistenza lui ed i suoi amici entrano. Dopo mezz'ora lo vedo irresistibilmente in mezzo alla pista che ci sente abbestia. Allora vado lì e gli dico: "ma non avevi detto che l'indie non ti piaceva?" e lui: "eh, però questa musica è bella".
Poi, sono al bar a prendere una birra, incontro per caso la serba, la tizia
appena arrivata che alloggia a casa mia, e mi dice: "eh però questa musica mi piace... noi in Serbia mica ce l'abbiamo questa musica qui... come si chiama questo genere qui?", le rispondo: "indie, musica indie", e lei: "ma indie, come India?" ed io: "no, indie come indipendente".


La volta che ci sono andato io, il Rosi's era mezzo vuoto, solo uno sparuto gruppo di persone tra cui due carinissime danesi. Non conoscevano gli Who Made Who, ma i Mew si. Mi ha anche parlato di un gruppo che a loro piaceva tanto, e l'hanno passato ma io me lo sono dimenticato. Poi hanno messo "The Comeback" degli Shout Out Louds. Ero felice.