Non fermare il flusso
L'indie come fenomeno culturale proprio della fine degli anni '90 e poi dei nostri contemporanei 2000, come movimento delle culture underground del dopo-grunge, come lascito del periodo dei centri sociali, come baluardo strenuo del do it yourself, è morto. Ne stanno celebrando i funerali in questo momento a Faenza. Consegnato alla cultura ufficiale, a causa della credibilità nei confronti delle istituzioni conquistata con meri giochi politici cui noi inconsapevolmente abbiamo dato voce e forza, in maniera totalmente sfuocata e annacquata. Ma certe cose sono come l'energia, vanno più veloci di chi ha bisogno di ingabbiarle e si trasformano prima che qualcuno tenti di impadronirsene.
L'indie, infatti, ha già dato il meglio di sè in questi ultimi anni. Confrontandosi con la produzione e cercando di crescere. Lo dico con orgoglio, perchè me ne sento ancora oggi militante attivo. Dal punto di vista musicale ha, per esempio, dato alla musica italiana i Baustelle, i Non voglio che clara, i Giardini di Mirò; quanto di meglio sia uscito da anni a questa parti in Italia. Soggetti che hanno compiuto il proprio percorso e ora, spesso, non accettano le consuetudini al ribasso che certe situazioni "indie" presentano. Come la scarsa professionalità, la mancanza di rispetto, gli atteggiamenti da minoranza sociale fiera del proprio status. E, soprattutto, ne hanno già piene le scatole dei classici avvoltoi arrivati o in arrivo.
Con quell'indie muore anche una parte di me. E muore dunque anche questo blog che ne era espressione d'uso e costume. Muore per rinascere altrove. Ogni stop è solo un altro start, d'altronde. E io non smetto di spingere ma porto avanti la faccenda. Per continuare a fare cose che esprimano l'urgenza, coinvolgendo il numero maggiore di soggetti possibili. Mettendomi in discussione senza aver paura. Perlomeno provandoci. Con tutte le ansie, aspettative e vertigini del caso. D'istinto. Forte di quella famiglia che Fiz ha così ben descritto nel suo ultimo editoriale del ROCKIT'mag. Consapevole di voler continuare a fare cose senza il bisogno di chiamarle "indie", senza averne più questo attorno protettivo. Tentando di fare un passo avanti, spostando il baricentro verso nuovi lidi, sempre in prima linea. Questo blog chiude perchè parte Our Noise. Tiro un sospiro. Scatta un brivido. E v'abbraccio.